L’industria conserviera e i pastifici

Una delle maggiori industrie napoletane è quella conserviera, industria che nacque in Italia nella seconda metà dell’Ottocento. In Italia il pioniere di quest’industria fu un piemontese: Francesco Cirio che a Torino cominciò vendendo frutta e verdure, trasportandola su un carretto. Più tardi, nel 1856, quando aveva solo 20 anni, trovò la maniera di conservare gli ortaggi, in modo che si potessero consumare anche fuori stagione. In quell’anno infatti cominciò ad applicare il metodo inventato nel 1795 dal cuoco e pasticciere francese Nicolas Appert, metodo appunto chiamato appertizzazione, che consisteva nella sterilizzazione di cibi cotti in contenitori chiusi ermeticamente. Potette così aprire il suo primo stabilimento a Torino e poi in tutta Italia, Napoli inclusa. Ed è a questa città che il marchio Cirio è sempre stato associato. Tanto è vero che la maggior parte degli italiani credono che si tratti di un’industria tipicamente napoletana.

Pastifici del napoletano

Lettura e ricerca.

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Già nell’Ottocento nella provincia di Napoli c’erano centinatia di pastifici e molti dei quali esistono tutt’ora. Pastificio Voiello e Pastificio Garofalo, fondati rispettivamente 1879 e nel 1920 sono i più grandi e noti pastifici napoletani. Vediamo adesso almeno la storia di quello più famoso a livello internazionale: Pastificio Vojello.

All’origine del nome Voiello c’è l’incontro tra un ingegnere svizzero, August Vanvittel, arrivato a Napoli nel 1839 per la costruzione della ferrovia Napoli-Portici, e Rosetta Inzerillo, la figlia di un piccolo pastaio. Dopo il loro matrimonio, August decise d’imparare dal suocero l’arte locale della pastificazione. Nel 1862 italianizzò il suo cognome che da Vanvittel divenne Vojello. Fu il nipote Giovanni, nato dal figlio Teodoro di August e Rosetta, a fondare nel 1879 l’Antico Pastificio Giovanni Voiello nella Contrada Maresca, a nord della città. Giovanni scelse per la sua produzione il grano Taganrog proveniente dall’Ucraina, un grano duro ad alto valore nutritivo. L’Ucraina era a quel tempo il primo esportatore al mondo di grano. Più tardi, dopo la rivoluzione russa del 1917, ci fu in Ucraina una terribile carestia e il grano Taganrog non fu più disponibile. Giovanni quindi optò per il grano Saragolla delle Puglie. Sfortunatamente, durante la Seconda Guerra Mondiale, il loro stabilimento e i macchinari di Torre Annunziata furono distrutti. La ripresa economica degli anni 50 diede nuova forza alla loro produzione. Con il proliferare dei supermercati negli anni 60 Pastificio Vojello cercò sempre di non sacrificare la qualità del suo prodotto. Poi, durante la crisi economica degli anni 70 un’azienda emiliana, Barilla, venne in salvo dell’antico pastificio Vojello, rilevandone delle quote e subentrando nella gestione, ma non intervenendo nei processi produttivi. Per Voiello fu un periodo di grande crescita e di importanti investimenti in nuova tecnologia, nonché dello sviluppo di un nuovo linguaggio della comunicazione. Il marchio venne riconcepito e vi fu introdotta la Maschera di Pulcinella e l’immagine del Vesuvio sul Golfo di Napoli. Nel 1983 la creazione di un nuovo formato di pasta venne affidata al designer Giorgetto Giugiaro e nacquero così le Marille. La superiorità della pasta Voiello si affermò per tutti gli anni 90 e nel 2007 Vojello avviò anche una produzioni di sughi, realizzati con un pomodoro di qualità superiore: lo Scarpariello. Oggi la pasta Voiello è fatta esclusivamente con il Grano Aureo, ottenuto nel 2009 dopo anni di studi e selezioni, un grano di altissima qualità per contenuto proteico e la forza del glutine.

  1. A quale costruzione si stava lavorando a Napoli nel 1839? Perché era importante? Che ruolo aveva Vanvittel in quell’ impresa?
  2. Come mai Vanvittel cominci`o a dedicarsi alla pastificazione?
  3. Perché Giovanni scelse un grano proveniente dall’Ucraina? Che grano dovette usare dopo il 2017? Era anche questo un grando di buona qualità?
  4. Dove si trova Torre Annunziata, il comune in cui i Vojello avevano il loro stabilimento e i loro macchinari?
  5. I Vojello cercarono sempre di mantenere alta la qualità del loro prodotto?
  6. Chi era Pulcinella che i Vojello usarono per dare al loro marchio una forte impronta napoletana?
  7. Come hanno elevato la loro pasta i Vojello nel 1983?
  8. Perché quel pomodoro piccolo che pende su molti balconi napoletani si chiama Scarpariello?